Dry gardening: l’estate con poca acqua

Ora che l’estate è nel pieno, il caldo è rovente e l’acqua comincia a scarseggiare un po’ ovunque. Paradossalmente, negli ultimi anni di estati sempre più bollenti e di carenza di pioggia, i maggiori danni alla vegetazione di giardini e del verde pubblico sono avvenuti al Nord, dove da sempre si tende a scegliere piante che hanno un elevato fabbisogno idrico.

L’aumento dei periodi di secca deve portare a un ripensamento anche nell’arte del giardinaggio, tanto al Nord come al Sud. Nel mondo del vivaismo professionale questo tema è oggi di grande attualità. Per rispondere alle esigenze di chi ha poca acqua per le sue piante, nascono nuove linee di annuali da pieno sole, resistenti e durevoli. Nei periodi estivi, chi possiede un giardino o un grande terrazzo arriva ad avere consumi idrici altissimi, con un costo considerevole e con difficoltà nelle non poche aree del nostro Paese in cui l’acqua viene razionata a seguito della scarsità e della necessità di limitarla agli usi domestici con esclusione dell’uso in orti e giardini.

RISPARMIARE ACQUA, UN DOVERE E UN ORGOGLIO

Il nostro pianeta è formato al 70% di acqua, ma quella potabile, utilizzata normalmente anche per innaffiare orto e giardino se non esiste un pozzo privato o una cisterna di raccolta dell’acqua piovana, è veramente poca. L’acqua è un diritto di tutti nel presente e nel futuro; è importante evitare di sprecarla e di inquinarla. Se nella zona ci sono periodi con pioggia abbondante, indirizzate l’acqua piovana in un bidone o in una cisterna interrata; è ottima per irrigare. Vi si possono versare anche le acque prive di detersivi, per esempio quelle di bacinelle in cui è stata lavata la verdura. Molte zone costiere del nostro Paese, ma anche alcune aree appenniniche nel Centro e nel Sud, presentano un serio problema di carenza idrica estiva.

La soluzione? In zone aride pensate al dry garden o giardino secco, un modello di garden design che ha trovato interpretazioni firmate da grandi paesaggisti e architetti del paesaggio sensibili e creativi. Invece di un praticello stentato, meglio una bella pavimentazione di ghiaia e legno con grossi massi e poche, spettacolari piante poco esigenti (cactus, succulente, arbusti mediterranei, aromatiche).

Tra i grandi interpreti del dry garden c’è la britannica Beth Chatto che già alcuni decenni or sono propose nel suo terreno povero, arido e soleggiato un giardino di ghiaia divenuto leggendario per la bellezza e le fioriture. E il prato? Nel dry garden non c’è. In alternativa all’erba utilizzate piante tappezzanti e belle come timo, rosmarino, graminacee. E se proprio volete il prato, preferite specie del gruppo Festuca, gramigna (Cynodon dactylon) e Zoysia, che sopravvivono con poca acqua.

Oggi il dry gardening è un modello di stile che trova grandi firme del paesaggismo nella sua interpretazione, e aggiunge al doveroso risparmio di acqua anche due fattori importanti: minore fatica, poca manutenzione, e tanta bellezza.

COME CONSERVARE L’ACQUA PIOVANA

Il recupero delle acque piovane per l’irrigazione di orti e giardini è molto semplice e comporta solamente il costo del serbatoio con relativo aggancio a un sistema di grondaie che possano convogliare le acque piovane, “gratuite”. I vantaggi offerti dalla raccolta dell’acqua piovana si riflettono positivamente anche nella sfera dell’intervento pubblico: evitano il ripetersi di sovraccarichi della rete fognaria di smaltimento in caso di precipitazioni di forte intensità; provvedono a trattenere e/o disperdere l’eccesso d’acqua piovana (ad esempio durante forti temporali) che non viene assorbita dal terreno a causa della progressiva impermeabilizzazione dei suoli, rendendo inutili i potenziamenti delle reti pubbliche di raccolta. Alcune amministrazioni comunali hanno in fase di studio forme di incentivazione (sconto sul pagamento degli oneri di urbanizzazione) per quanti adottino sistemi di recupero e riciclaggio delle acque piovane. Info: www.etstudio.it

FIORITURE GENEROSE PER AIUOLE A BASSO CONSUMO IDRICO

Il problema della carenza idrica non è solo italiano. Anche la piovosa Inghilterra assiste a lunghe stagioni senza acqua, e lo scorso anno ben 7 settimane senza una goccia di pioggia hanno provocato estesi incendi persino nelle brughiere del Nord Irlanda, un fenomeno praticamente mai visto. Nella primavera di quest’anno un lungo periodo asciutto ha reso giallini e sofferenti i leggendari prati inglesi proprio in primavera, quando la carenza idrica crea danni maggiori in considerazione del fatto che lo sviluppo delle piante ha bisogno di costante umidità. E dunque anche le mostre britanniche di giardinaggio mettono in campo energie creative al servizio di aiuole e giardini con risparmio di acqua, utilizzando a piene mani specie come la valeriana rossa (Centranthus ruber), comune in Italia anche ai bordi delle strade, e creando proposte di giardini-modello con piante facili e belle come valeriana, santolina, salvia, festuca e altre perenni a basso consumo idrico.

BUONE E BELLE NEL CALDO E NEL FREDDO

Chamaerops humilis, la palma di San Pietro, è uno dei campioni di resistenza alla sete, tollera perfettamente le condizioni difficili dei nostri giardini e terrazzi del Sud e viene utilizzata anche nel verde urbano per la sua capacità di tollerare l’incuria. In ambienti un poco riparati dal gelo, resiste anche al Nord e d’estate le piante adulte vivono praticamente senza irrigazioni, con la sola eccezione degli esemplari giovani e di quelli coltivati in vaso. II leccio, Quercus ilex, è un albero ubiquitario che possiamo trovare lungo le coste della Sardegna come nelle piazze di Milano e nei viali di Bologna. La sua chioma sempreverde resiste al caldo, alla sete, al vento ma anche alla neve, superando senza danni il severo inverno 2012 che ha fatto cadere a Bologna 2 metri di neve.

FOGLIE ELEGANTI CHE RESISTONO ALLA SETE E AL VENTO

La yucca è una di quelle piante multiuso che si prestano a molte situazioni diverse. Sebbene sia utilizzata anche come pianta d’appartamento, si presta benissimo a vivere all’aperto anche in zone con inverno freddo, possibilmente in un angolo esposto al sole e protetto dal gelo più intenso. All’aperto cresce vigorosamente e fiorisce in modo spettacolare con alte infiorescenze composte da campanule bianche. Resiste allo smog (cresce anche nelle aiuole spartitraffico) e sopravvive all’estate anche senza irrigazioni se in piena terra e se l’esemplare è già adulto e ben radicato; le piante giovani e quelle in vaso richiedono un po’ d’acqua.

Arbusto di origine messicana, il Dasylirion forma una splendida chioma composta da foglioline sottili e taglienti, molto lunghe e flessuose, che partono da uno stelo legnoso. Alcune varietà hanno foglie con tonalità metalliche o azzurrine. La pianta ama il pieno sole ma resiste anche in ombra purché asciutta e luminosa. Se coltivata come pianta d’appartamento, ha bisogno di passare l’inverno in veranda al fresco e con molta luce. Ha bisogno di pochissima acqua.

(A cura di Lorena Lombroso – Pubblicato su Giardinaggio 7-8/2012)

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